«Le martyre de Saint Sébastien» di Gabriele D’Annunzio

L’insuccesso de «Forse che si forse che no» non scosse più di tanto Gabriele, che continuò le scorribande mondane, causando scenate di gelosia da parte di Natalia, quando vedeva il suo Gabriele accompagnato a distinte dame della nobiltà parigina.

Romaine Brooks (1874 – 1970)

Il 25 luglio 1910, il Poeta si trasferì ad Arcachon, sul golfo della Biscaglia, dove lo attendeva la pittrice Romaine Brooks, che aveva conosciuto l’anno prima a Roma; donna di spiccata intelligenza, longilinea, vestita sempre con ricercatezza. Arrivò in Europa, accompagnata dalla mamma, dedita alle sedute spiritiche, di cui avrebbe presto ereditato una cospicua somma. Contrasse matrimonio coll’inglese Elligham Brooks, da cui si sarebbe separata molto presto, conservando il cognome. Si votò alla pittura, ritagliandosi un personale successo quale ritrattista e come frequentatrice della mondanità parigina. L’amicizia tra i due artisti si consolidò rapidamente; il Poeta entrò facilmente nelle grazie della pittrice anche grazie ai giudizi precisi e pungenti per le tele, dimostrando che attraverso la pittura era in grado di entrare nell’intimità dell’artista.

Il Poeta non disdegnò di chiedere sostanziosi aiuti economici alla nuova amica, non potendo più contare sulle riserve di Natalia, a cui aveva comunque comunicato il nuovo indirizzo in terra iberica. Al segretario, Tommaso Antongini, scrisse, perché provvedesse a mandargli dall’Italia quel poco che era sfuggito al sequestro. Il volontario allontanamento da Parigi fu motivato da tante cause: sfuggire ai creditori, all’infuriato Del Guzzo che immaginava ancora possibile il giro nelle Americhe, ed infine trovare quella dose necessaria di serenità al fine di riprendere a scrivere.

Ad Arcachon, Gabriele improntò «Le martyre de Saint Sébastien», mentre la Romaine apprestava i bozzetti del ritratto, che desiderava dipingere, quando il 10 agosto, piombò in casa la Natalia, venuta coll’intenzione di uccidere il Poeta. Sbollita la rabbia rinunciò all’esecrabile misfatto, che incise profondamente nell’animo di Romaine, divenuta, nonostante l’acclarata omofilia, l’amante, che si ritirò a Parigi, iniziando un lungo epistolario col Poeta.

Il Poeta si pose alla stesura del dramma, mentre Natalia, ormai rasserenata dalla partenza della rivale, si alloggiava in un villino nei pressi l’abitazione del Gabriele.

Ida Rubinstein (1883 – 1960)

Nel nuovo lavoro, inevitabili furono le influenze della Ida Rubinstein, conosciuta qualche mese prima a Parigi, danzatrice russa di successo, notoriamente dedita alle amicizia femminili. Da quell’incontro, sarebbe nata la decisione di scrivere su San Sebastiano, il cui lavoro preparatorio si sarebbe protratto almeno fino al mese di settembre, dove si era allogato anche il segretario Antongini. Natalia, ormai rasserenata, riceveva puntuale la visita di Gabriele, fino a quando il 20 settembre fu costretta a tornare a Parigi, per sottoporsi ad un’operazione chirurgica. Pochi giorni dopo, Gabriele raggiunse a Biarritz Romaine Brooks, per tornare nei primi giorni di ottobre ad Arcachon. Il 5 ottobre prese coraggio ed inviò una lettera a Natalia, in cui le annunciava praticamente la fine del rapporto, ma ciò poi non si sarebbe ancora verificato; la donna desiderava ancora vederlo, anche per curargli gli stati di abbandono e di malinconia, in cui vegetava. Gabriele avrebbe desiderato invece incontrare Romaine, la quale rispondeva al Poeta:

«Niente tristezza avete ancora, prima di morire, chissà quante gambe da esplorare, anche in cielo, caro poeta, vi sarà riservata una gran quantità di gambe femminili che si rinnoveranno per voi all’infinito».

Claude Debussy (1862 – 1918)

Gabriele continuava a lavorare sul suo dramma, confortato da un’enorme quantità di materiale sul santo; aveva deciso di stenderlo in lingua francese, chiedendo aiuto e consigli al suo vecchio traduttore Hérelle, di cui ogni tanto rileggeva la «Francesca da Rimini». Il 25 novembre, scrisse a Claude Debussy, perché componesse le musiche per il suo nuovo dramma nell’interpretazione della danzatrice Ida Rubinstein.

Arturo Toscanini (1867 – 1955)

Nei primi giorni di dicembre, i due artisti s’incontrarono a Parigi e il musicista accettò l’incarico. Il Poeta iniziò ad occuparsi della messa in scena, contattando uno dei più capaci impresari parigini, Gabriel Astruc. Il Corriere della sera riportò immediatamente la notizia, anticipando che il nuovo lavoro sarebbe stato rappresentato al Teatro Costanzi di Roma in occasione del cinquantenario dell’unità d’Italia e che la direzione sarebbe stata affidata al Maestro Toscanini. Il Poeta aveva avviato le trattative con il conte di San Martino Valperga, che si trovava a Parigi, al fine d’includere anche le istituzioni francesi nelle celebrazioni del Cinquantenario.

Isadora Duncan (1877 – 1927)

La stampa francese si scagliò, irritata, contro i successi dello Scrittore, mentre il mondo culturale continuava a vezzeggiarlo: Robert De Montesquiou tenne una conferenza applauditissima sul «Forse che si forse che no»; la notissima e fascinosa Isadora Duncan gli dedicò uno spettacolo di danze. Nella biografia, avrebbe scritto che il D’Annunzio sarebbe potuto essere considerato «l’amante più meraviglioso», capace di trasfigurarsi appena entrava in contatto col mondo femminile.

Il 30 dicembre, il Poeta e Natalia si congiunsero ad Arcachon, passando una meravigliosa notte di fine anno.

Il 9 gennaio, Gabriele si recò a Parigi, per consegnare nelle mani del Debussy il Terzo atto, teatralmente il più importante. S’intrattenne nella capitale, al fine di partecipare ad una conferenza sul suo corpus letterario, tenuta presso l’Université des Annales davanti ad un pubblico esclusivamente femminile, evento che fu registrato dal Corriere della sera, il quale annunciò anche il titolo del nuovo dramma: La Hache.

Ritiratosi ancora ad Arcachon, per terminare il dramma, nei primi giorni di febbraio, tornò a Parigi, per incontrare la Rubinstein, salvo tornare il 7 nel ritiro iberico, dove avrebbe successivamente ospitato la ballerina, la quale identificava con San Sebastiano, per invitarla ad esercitarsi nel tiro dell’arco e nel maneggio delle frecce.

Il 2 marzo, D’Annunzio annunciò al mondo che «Le martyre de Saint Sébastien» era completato.

Iniziarono le prove, sotto l’attenta guida del Poeta, stabilendo un corretto rapporto professionale colla omofila protagonista, Ida Rubinstein, la quale si sarebbe sentimentalmente legata alla Romaine Brooks. Mentre procedevano spedite le prove dell’allestimento, il Debussy notava difficoltà nella composizione della musica, avendo avuto solo cinque mesi di tempo per la realizzazione.

I giornali italiani dovettero occuparsi di un’altra scottante questione riguardante Gabriele: la causa intentata da un’agenzia argentina al Del Guzzo di cinquantamila franchi di penale per la mancata partecipazione alle conferenze,. Il Corriere della sera inviò una giornalista, per conoscere la posizione del Poeta, il quale rispose con frasi di mera circostanza. Il Del Guzzo intervenne, ancora una volta, a favore del Poeta, sanando alcune pendenze presso dei creditori, che pretendevano la vendita pubblica della Capponcina.

Gabriele, coadiuvato dall’Antongini, continuava le prove presso il Teatro delle Châtelet, frequentando poi il solito bel mondo e rilasciando interviste, in cui annunciava tre prossimi lavori: «La Hache» (L’ascia), «La madre folle» e «Amaranta», in cui avrebbe colpito anche la squisita femminilità delle «fanciulle più candide» e di una «Vita di Dante», addirittura in ordine di stampa.

Maurice Barrès (1862 – 1923)

La mente del Poeta era turbata dalla posizione, che avrebbe potuto assumere l’Autorità ecclesiastica di fronte al dramma ed era preoccupato sull’uso corretto della lingua francese. Decise allora di dedicare il dramma a Maurice Barrès, deputato noto soprattutto negli ambienti cattolici, il quale accettò con entusiasmo.

L’8 maggio 1911, il cardinale Francesco Salesio Della Volpe, Prefetto della Congregazione dell’Indice dei Libri Proibiti, emise un decreto, con cui condannava la produzione dannunziana ad eccezione di quella poetica, mentre monsignor Léon Adolphe Amette precisava che «Le martyre» non era all’Indice, poiché doveva essere ancora rappresentato e pubblicato.

Cardinal Francesco Salesio Della Volpe (1844 – 1916)

Lo Scrittore reagì, scrivendo che il dramma si sarebbe rivelato profondamente religioso e testimonianza di tutto l’eroismo cristiano. Il reciso intervento dell’autorità religiosa aumentò l’interesse verso il dramma da parte del pubblico e della stampa, la quale continuava a soffiare il fuoco sulla pesante situazione debitoria dello Scrittore, che informava, intanto, l’editore Treves della cessione della versione italiana del lavoro per sedicimila lire.  

Alla metà del mese di maggio, gli arrivò un telegramma della Rudinì, che avrebbe abbandonato il mondo cinque mesi dopo per ritirarsi in convento, con cui chiedeva notizie de «Le martyre» e, forse, ricevere le ultime parole d’addio.

Il 21 maggio si tenne la prova generale, che riuscì assai fredda anche a causa del lutto nazionale per l’improvvisa scomparsa causa incidente del Ministro della Guerra, Maurice Berteaux. Il giorno appresso si ebbe la prima, che riscosse uno scarso successo anche a causa dell’eccessiva lunghezza dello spettacolo, che terminò attorno alle due del mattino. La Rubinstein, non spiccò nel ruolo d’attrice; l’interesse crebbe quando danzò e nel momento in cui fu legata quasi nuda al tronco del martirio, come rivelò Jean Cocteau, presente in sala. La musica del Debussy fu apprezzata, ma la stampa registrò freddezza ed il Proust definì il dramma: un «forno nero».

In Italia, il Corriere della sera invece scrisse del grande successo parigino per Gabriele.

Quando il testo del «Saint Sébastien» fu tradotto in italiano da Ettore Janni ed edito dal Treves non suscitò grande interesse presso il pubblico.

In quei giorni, si compì, oltretutto, l’ultimo atto: lo spoglio della Capponcina in una serie di sedute d’asta, che attirarono Francesco Paolo Michetti e Marco Praga, testimoni del dissolvimento di una vita, destinata a rinascere altrove: nell’apoteosi del Vittoriale.

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