«Dolente lasso» di Guido Guinizzelli

Dolente, lasso, già non m’asecuro,

ché tu m’assali, Amore, e mi combatti;

diritto al tuo rincontro in pie’ non duro,

ché mantenente a terra mi dibatti,

.

come lo trono che fere lo muro

e ’l vento li arbor’ per li forti tratti.

Dice lo core agli occhi: «Per voi moro»,

e li occhi dice al cor: «Tu n’hai desfatti».

.

Apparve luce, che rendé splendore,

che passao per li occhi e ’l cor ferìo,

ond’io ne sono a tal condizïone:

.

ciò furo li belli occhi pien’ d’amore,

che me feriro al cor d’uno disio

come si fere augello di bolzone.

Endecasillabi giambici, con rima ABAB ABAB CDC CDC

«Le Rime» di Guido Guinizelli constano di cinque canzoni e quindici sonetti, con cui il Poeta elabora la più organica teoria dell’amore stilnovistico, caratterizzato dall’identità fra amore e gentilezza in una sfera superiore di rapporti intellettuali, ponendo al centro dell’attenzione il canto dell’io del poeta. Le figure femminili dimostrano un fascino irresistibile ed una straorinaria potenza seduttiva, seppur mai ritratte nella loro avvenenza.

Il poeta è vittima d’infelicità, che sembra non offrirgli tregua, smarrendo la tranquillità, perché l’Amore lo aggredisce guerreggiando e l’impatto è così duro, che egli non riesce a rimanere in piedi, in quanto è sbattuto a terra immediatamente, così come il muro colpito da un fulmine e gli alberi, sottoposti alla furia del vento. Allora, è il cuore, che parla, rivolgendosi agli occhi: «Muoio per colpa vostra», e gli occhi rispondono: «Tu ci hai mandati in rovina». Una luce abbagliante investì gli occhi del poeta e si riversò velocemente sul cuore, riducendolo in condizioni davvero disperate. Chi la causa? Gli occhi belli e pien d’amore lo ferirono con un desiderio così violento come un tiro di balestra, che colpisce l’uccello con una freccia a rete.

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