L’ottava fatica di Ercole

Nell’ottava fatica, ad Eracle fu ordinato di uccidere l’idra di Lerna, un mostro terribile dalle innumerevoli teste di serpe immortale, di cui una mortale. Dotata di un velenosissimo alito, uccideva anche chi passava nelle sue vicinanze. Viveva nel lago di Lerna nell’Argolide, quale guardiano di un passaggio, che avrebbe condotto l’uomo nell’aldilà. Era, moglie di Zeus, sembra che l’avesse allevata, col preciso scopo di uccidere Ercole.

Il Tebano partì, accompagnato dal fedele Iolao.

L’Eroe, al fine di evitare l’alito venefico del mostro, si coprì con un panno il volto; quindi scoccò delle frecce infuocate nella tana dell’idra, la quale immediatamente mostrò le sue orribili teste, che inutilmente Ercole iniziò a decapitare, poiché ne ricrescevano, addirittura, due. Corse in suo aiuto il fedele Iolao, che uccise un orribile e gigantesco granchio, che tormentava colle sue chele il combattente. Quindi porse una torcia infuocata ad Ercole, con cui bruciò ogni testa del pericolosissimo animale. Rimasta sola la testa mortale, fu tagliata con la spada e seppellita sotto due metri di terra, ponendovi sopra un enorme macigno. Al fine di possedere delle prove dell’avvenuta uccisione del mostro, il Tebano bagnò le sue frecce nella bile avvelenata, che usciva dal cadavere, che poté consegnare al re Euristeo.

Saputo dell’intervento fatidico di Iolao, il monarca sostenne che la prova non fosse valida.

Elemento Acqua

L’Idra costituisce la versione caotica dell’Elemento Acqua, assai pericoloso, perché in grado di sconvolgere l’equilibrio, che deve regnare sempre tra i Quattro Elementi nel corso del loro divenire. Anche in questa fabula, torna la rappresentazione dell’essere mostruoso a guardia dell’Oltre, stavolta posto all’interno di un lago. In una visione, assolutamente liberata da qualsiasi incrostazione profana, l’aldilà, l’Oltre, l’Origine si troverebbe prima delle Acque. Il nascituro s’incarna nell’utero materno, prendendo un poco alla volta forma, ma la sua origine è da porsi inequivocabilmente prima dell’Acqua. Ecco il sottile diaframma, che divide la visione tellurica da quella sublimata della forza di ogni Elemento e, quindi, l’attenzione da porre da parte dell’uomo, quando cerca di vivere la conduzione, nell’ambito delle sue capacità intellettuali ed interiori.

Elemento Aria

L’Elemento Aria è rappresentato dall’alito, simbolo di vita, ma, in questo caso, vive nel suo opposto: la morte. L’aria è il mezzo, attraverso il quale udiamo, quindi dall’interiorità di chi parla viaggia e si posa nell’interiorità di chi ascolta; forse dovremmo porre massima attenzione nell’uso delle parole, che potrebbero uccidere chi è attorno a noi.

Le innumerevoli teste immortali – a nostro avviso – rappresenterebbero la corporeità delle nostre idee, dei pregiudizi, dei falsi dogmi. Essi, quale altra dimensione dell’Io, si moltiplicherebbero all’infinito, impantanando l’uomo all’interno di strettoie telluriche, sempre più lontane dalla liberazione spirituale, per un reale ritorno al Principio. L’identificazione col proprio Io è un processo necessario, perché propria di questa dimensione; l’identificazione con i movimenti del proprio Io è un processo da evitare con cura, perché muoverebbe secondo dinamiche proprie di questa finita realtà. L’uomo è destinato a riscoprire la sua origine divina e quindi a rifiutare tutto ciò che è identificato con la manifestazione sensoriale, in vista del ricongiungimento finale.

XVIII Carta dei tarocchi: la Luna

Durante il combattimento, l’Eroe è punto fastidiosamente da un granchio gigantesco (altro Elemento Acqua), simbolo ciclico, come ciclico è il racconto delle Fatiche. L’animale si trova anche nella diciottesima Carta dei Tarocchi, dedicata alla Luna, signora del segno del Cancro e pianeta antico preposto all’Elemento Acqua.

L’eroe, per sconfiggere il mostro, è aiutato da Iolao, che gli fornisce una torcia, dopo aver neutralizzato il granchio. L’Elemento Acqua, di dominio della posizione Nord della Croce cardinale, è così domato dalla posizione Est, dove regna il segno dell’Ariete, il cu signore è Marte dio distruttore della guerra (ricordiamo Minerva quale dio ordinatrice attraverso la guerra). Tagliata anche la testa mortale e sepolta nella Terra, poiché il Fuoco trova la Terra all’opposto della sua posizione cardinale, l’Eroe, recuperando le frecce (il cui elemento è presente nel glifo del Sagittario, segno di Fuoco) da portare ad Euristeo, per dimostrare di aver superato la prova, è sicuro di aver compiuto il suo dovere.

Segno zodiacale dello Scorpione

La Fatica si riferisce, per i suoi contenuti legati all’idea della morte e rinascita all’ottavo segno dello Scorpione (il mito dell’Araba fenice), dominato da Plutone, il re dell’Ade. Nella tradizione sumerica, era posto a guardia (come l’Idra) della porta sacra; in quella egiziana, raffigurava il male e la sua testa era simbolo della patrona della morte, Selke. Conosciamo la forza venefica dei suoi aculei, la capacità di scavare nella terra e la naturalezza con cui vive nell’acqua. Esso dimostra che tutto si evolve e che la nascita corrisponde alla morte; l’una annulla l’altra in un eterno divenire.

L’aiuto fatidico di Iolao invalida la Fatica. L’uomo è chiamato in questa dimensione ad esplorare tutte le sue potenzialità, al fine di superare ogni prova, che incontra, proiezione delle sue impurità interiori, vero ostacolo al ricongiungimento finale.

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